Pausa pranzo a sbafo (dell’azienda)
Non è sempre facile stabilire quale sia l’orario di lavoro effettivo. Specie quando di mezzo ci sono turni che richiedono sì la disponibilità continua, ma comprendono pause – più o meno lunghe – senza svolgere mansioni. La questione è talmente scivolosa che un’impresa di autoambulanze spagnola, la Ambulancias Domingo Sau, si è dovuta rivolgere a un tribunale. Ne è scaturita una vera e propria battaglia legale a colpi di ricorsi tra azienda e sindacati.
A conclusione della vicenda, il Tribunal Supremo, la Cassazione iberica, ha chiarito che solo nel caso in cui ci sia “disconnessione totale” dal lavoro la pausa pranzo va considerata tale. Se invece, come succede per esempio negli uffici, si consuma velocemente un pasto davanti allo schermo mentre si lavora, allora non può parlarsi di vera pausa. E neppure se si è reperibili al telefono. Il problema è la retribuzione. Si ha diritto a essere pagati anche se si sta mangiando?
Si è pagati se ci si rende reperibili
I lavoratori della Ambulancias Domingo chiedevano da tempo che il momento della pausa pranzo fosse considerato come ‘presenza’. In quell’intervallo risultavano comunque reperibili e a disposizione dell’azienda, anche se non occupati a guidare l’ambulanza. Diverse sentenze avevano dato loro ragione tanto che era stato deciso che quell’ora fosse retribuita come extra.
Nel 2018, però, l’azienda ha fatto un passo indietro e ha modificato l’organizzazione del lavoro. Si era stabilito che conducenti e portantini potessero ‘staccare’ completamente per un’ora, senza obbligo di rispondere a chiamate né tanto meno alle emergenze. Erano liberi, dunque non dovevano essere retribuiti. Ma una nuova sentenza ha poi ribaltato tutto. L’azienda avrebbe dato l’ok alla pausa senza interruzioni solo per risparmiare sugli stipendi. Di qui la condanna a un risarcimento per danno morale.
La decisione farà giurisprudenza
L’ultima parola è arrivata dalla Cassazione, come ha riportato il quotidiano Vozpopuli. I giudici della Corte suprema sostengono che l’azienda ha agito nel rispetto della Costituzione, che consente di rivedere le turnazioni per ragioni di produttività e organizzazione. Quindi se non si può assicurare la ‘disconnessione totale’ e i lavoratori, seppure in standby, devono rimanere allerta per eventuali chiamate, non sono in pausa e per questo devono essere retribuiti. Viceversa, sarà una pausa, senza diritto a essere remunerati.
La decisione, secondo i media spagnoli, è destinata a fare giurisprudenza. Ci sarà un prima e un dopo per i settori nei quali è richiesta la disponibilità costante di lavoro. I casi non sono solo quelli di chi guida un’ambulanza, ma per esempio anche gli altri servizi di emergenza o la sicurezza privata. Che cosa succederà adesso?
L’articolo Pausa pranzo a sbafo (dell’azienda) proviene da Parole di Management.