Se potessi avere… un lavoro
I lavoratori sono diventati meno choosy? La domanda ha origine osservando quanto sta accadendo negli Usa dove le aziende stanno licenziando con più intensità rispetto a poco tempo fa e siccome le persone non trovano facilmente lavoro… si accontentano di quello che passa il convento, in particolare dei lavori che nessuno vuole (o voleva) più fare.
La realtà è che il mercato occupazionale procede a rilento. Se prima c’è stata la Great resignation post Covid e poi il job hopping (cioè il passaggio da un lavoro all’altro), adesso si è nella fase “low hire, low fire economy”. Stagnazione in contemporanea, però, all’annuncio del via libera ai grandi licenziamenti. Le aziende, infatti, sembrano aver perso la paura di licenziare.
Tutto questo, però, sta prendendo una piega imprevista. Per posizioni fino a poco tempo fa snobbate per basse paghe e condizioni non proprio ottimali – per esempio supplenti per la scuola o guardie carcerarie – l’offerta di lavoro adesso è in netto rialzo. “Quando squilla il telefono penso sempre a un nuovo cliente, ora invece ogni volta è qualcuno che cerca lavoro: qualcosa di mai visto prima”, ha detto, in una intervista al Financial Post Marcus Rush, capo della AQC Traffic Control, azienda specializzata in servizi di controllo del traffico e sicurezza delle zone di lavoro. Fino a un paio di anni fa, per intendersi, arrivavano una decina di application a settimana per i ruoli proposti. E si tratta di attività non proprio appetibili: per esempio si è esposti a ogni tipo di intemperia, magari per 12 ore sotto il sole. Adesso, invece, le richieste sono diventate circa 80 a settimana.
Troppo tempo per trovare lavoro
Il motivo del fenomeno è da ricercare nell’andamento del mercato del lavoro nordamericano. Da un sondaggio condotto da Bloomberg News è emerso come circa la metà degli occupati ritenga che occorrerebbero quattro mesi o più per ricollocarsi in un ruolo dello stesso livello attuale qualora lo perdessero. Il tasso di disoccupazione resta basso, attorno al 4,3%, ma il problema è uscire dalla disoccupazione: circa il 26% di chi ci è passato ha impiegato più di sei mesi a ritrovare un posto, uno dei dati peggiori degli ultimi decenni, confermano dall’Ufficio di statistiche del lavoro Usa. “Nel 2022 era impossibile trovare candidati, adesso è l’opposto”, ha assicurato Rick Hermanns, Responsabile alla HireQuest Inc, società di ricerca del personale.
Una delle storie riportate è quella di Danielle Norwood, 53enne conduttrice radiofonica. Dopo la chiusura della stazione radio, ha lavorato come conducente Uber e inviato decine di curriculum. Adesso sta per ricevere la certificazione come ‘supplente’. A renderla entusiasta è la paga: dai 140 ai 220 dollari al giorno. Soldi che fanno la differenza. Ma il fenomeno non riguarda solo l’istruzione. Anche per fare i netturbini la richiesta è alta.
La Waste Management Inc ne è la riprova. “Non ci sono mai stati così pochi turnover”, hanno affermato fonti aziendali. Difficile che una posizione rimanga vacante per molto tempo. Accade perfino in settori impensabili come nel recupero degli scarti, dove le persone devono selezionare materiali rovistando con le mani. Ci sono almeno il 50% di richieste in più, ha fatto sapere l’agenzia di recruiting HireQuest. E si sono ridotte le posizioni vacanti: “Adesso riusciamo a gestire le richieste, cosa che non succedeva fino a tre anni fa, quando ci saremmo sentiti sotto pressione se un’azienda ci avesse chiamato per chiederci 30 nuove risorse”.
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