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Il CEO nell’era dei dilemmi

Il tempo del leader solitario, infallibile e accentratore è finito. La complessità del mondo contemporaneo — resa ancora più evidente dalla crisi pandemica — ha imposto un cambio di passo radicale nel modo di intendere la leadership. Oggi non bastano più intuito e controllo: servono visione, empatia, competenze tecnologiche e, soprattutto, la capacità di condividere. È da questa consapevolezza che nasce Primo: non comandare (Il Sole 24Ore, 2021), un saggio di Pierangelo Soldavini, giornalista de Il Sole 24Ore, Francesco Pagano, Head os sales of qibee (startup della blockchain) e Natalia Borri, Fondatrice di The Ad Store (agenzia creativa) che racconta la metamorfosi del ruolo del CEO.

Gli autori esplorano i dilemmi che oggi definiscono la frontiera del management. La tecnologia esponenziale, la sostenibilità ambientale, il nuovo storytelling dei brand e il ripensamento del lavoro impongono ai vertici aziendali scelte che non hanno più risposte univoche. Qualunque direzione si prenda, avrà effetti potenzialmente devastanti o rigenerativi sull’impresa, sulla comunità e persino sul pianeta. La leadership contemporanea è diventata una zona grigia fatta di scelte morali, di coraggio e di rischio. Il volume, arricchito da un QR code, raccoglie testimonianze di oltre 60 CEO e amplia il dibattito in chiave partecipativa, aprendo lo spazio per un dialogo continuo tra leader, manager e professionisti.

La visione del CEO guida l’azienda

Ma chi è oggi il CEO “medio”? Gli autori non risparmiano critiche: ancora troppo solo al comando, schiavo dei numeri e delle metriche di breve periodo, spesso prigioniero di una falsa meritocrazia che maschera l’assenza di visione. Una figura destinata a diventare rapidamente anacronistica se non saprà evolvere verso un modello più umano, inclusivo e interconnesso. A questa trasformazione è dedicato il cuore del libro, dove i cosiddetti “nove comandamenti” non sono regole da seguire, ma traiettorie per costruire un nuovo modo di guidare.

Si parte dalla strategia, che smette di essere un piano e diventa un sogno condiviso — un “andare sulla luna” che coinvolge le persone, non solo i numeri. La tecnologia non è più uno strumento da delegare, ma una competenza da padroneggiare con consapevolezza, così come la sostenibilità diventa la misura dell’impresa necessaria, quella capace di restituire valore al mondo in cui opera. Il marketing, spiegano gli autori, non muore: si trasforma, passando dal messaggio calato dall’alto alla partecipazione delle comunità, perché il potere è ormai del pubblico.

C’è poi la dimensione più intima della leadership: imparare a convivere con la paura e a coltivare il coraggio, accettare la solitudine come spazio di riflessione e la bontà come leva di forza, non di debolezza. La cultura, infine, torna a essere il vero motore del cambiamento, intesa come apprendimento continuo e tensione verso l’eccellenza. E su tutto, due parole chiave che attraversano il libro come un filo rosso: empatia e parità di genere. Perché solo riconoscendo l’altro — nelle sue diversità, nei suoi talenti, nella sua umanità — il leader può davvero guidare verso il futuro.

L’articolo Il CEO nell’era dei dilemmi proviene da Parole di Management.